Verso il Nuovo Mondo



[...]Sulla banchina, di fronte a lui, sostava qualche parente venuto a tendere l’ultimo flebile legame con i famigliari emigranti, ansiosi di lasciarsi la penisola alle spalle e di approdare su terre più fortunate e rigogliose. Ansiosi di raggiungere il Nuovo Mondo, emblema di speranza e di futuro in quegli anni burrascosi.
Sorrise della loro ingenuità, spostando lo sguardo dai nastri colorati, tesi sino alla nave, ai pochi passeggeri sul ponte di quel piroscafo a vapore, più simile a un brigantino che a un transatlantico. Alzò gli occhi, osservando l’alberatura e il fumaiolo alto e stretto che s’innalzava verso il cielo azzurro. Sarebbe stata una traversata lunga e piuttosto scomoda. Fece un rapido calcolo dei passeggeri: una trentina senza contare l’equipaggio, per lo più emigranti tricolori. [...]




 L'Italia è stata interessata dal fenomeno dell'emigrazione soprattutto nei secoli XIX e XX. Il fenomeno ha riguardato dapprima il Settentrione (Piemonte, Veneto e Friuli in particolare) e, dopo il 1880, anche il Mezzogiorno. In particolare, dai porti del mediterraneo partirono molte navi con migliaia di italiani diretti in America per un'economia più favorevole.
 La simbolica data d'inizio dell'emigrazione italiana nelle Americhe può essere considerata il 4 ottobre 1852, quando venne fondata a Genova la Compagnia Transatlantica per la navigazione a vapore con le Americhe, il cui principale azionista era Vittorio Emanuele II. Tale compagnia commissionò ai cantieri navali di Blackwall i grandi piroscafi gemelli Genova, varato il 12 aprile 1856, e Torino, varato il successivo 21 maggio.
L'emigrazione nelle Americhe fu enorme nella seconda metà dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento. 

Il mezzo con cui imbarcarsi nel 1858 era il piroscafo, un solo fumaiolo alto e stretto, appena una trentina di passeggeri, senza contare l'equipaggio. In quegli anni gli spazi erano ridotti per gli ospiti: le cabine situate nella tuga di coperta e nei ponti sottocoperta, dove l’alloggio per gli emigranti era costituito da cameroni comuni. La prima classe era a poppa, con il salone, come nella tradizione dei velieri, Le cabine erano molto semplici, senza acqua corrente e in tutti gli ambienti gli arredi e mobili erano fissati. 
I cameroni della terza classe, senza luce e acqua, erano provvisti di cuccette ed erano divisi per uomini e donne. Le condizioni igieniche erano spesso critiche e talvolta si manifestava la diffusione di malattie o una epidemia, che potevano comportare il dramma di una quarantena, con l’isolamento della nave e l’impossibilità di sbarcare.

La rotta dei piroscafi in partenza dal porto di Genova era la seguente: scalo a Napoli, successivamente Palermo e da qui rotta verso New York con scalo a Gibilterra. Solitamente un piroscafo a vapore impiegava 17 giorni di viaggio per attraversare l'Atlantico, utilizzando la rotta degli antichi velieri che sfruttavano gli Alisei.  Il piroscafo raggiungeva il Tropico del Cancro lasciandosi sospingere dalla corrente del Golfo e arrivava nella Baia dell'Hudson, a destinazione. All'incirca 26-30 giorni di viaggio dalla partenza dalla penisola italiana.

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